Da Envie al Colle dell'Agnello a
passo ultratrail in solitaria attraverso le montagne.
2023(considerazione di oggi). E' bello leggere di vecchi ricordi di avventure a piedi passate, i pensieri di quegli anni... Nel 2018 ero andato un pò in crisi con la testa in seguito ad alcune vicende. Proprio in quel giro del Colle dell'Agnello avevo preso la decisione di cedere il Centro Fitness per orientarmi verso l'Osteopatia(Tarlo che avevo in testa fin dal 1999 dopo aver visto un seminario a Torino). Insomma c'era aria di cambiamento e alla fine, ripensandoci oggi, sono molto contento delle mie decisioni. Per fortuna però ho continuato con l'ultratrail, anche se quell'anno comunque un paio di gare le avevo fatte. Adesso sono 5 anni che faccio solo più 'imprese in solitaria' e si è aperto un mondo tutto da esplorare. Sull'agonismo in definitiva non so cosa scrivere, però sono in contatto con moltissimi atleti da tutta Italia che portano avanti il Monoallenamento nel mondo delle gare Ultratrail e forse questo è davvero il risultato più importante! Bé non mi dilungo vi lascio al testo di questa bella avventua che avevo completato con il mio cagnolino Macchia(era una forza della natura), che mia moglie aveva sfortunatamente perso a 'due passi' da casa.
2018(giorno dopo l'avventura). Rieccomi qui a sgambettare per arrivare
a raggiungere un nuovo obbiettivo a cui pensavo da tanto, che sentivo
e sento nei discorsi e parole della gente: il Colle dell'Agnello.
Così dopo un'estate fatta di vari ripensamenti sul continuare o meno a completare distanze estreme a piedi, non ho saputo resistere e ieri
ho messo in atto la percorrenza tra Envie e Colle dell'Agnello a
piedi, passando per il Monte Bracco, Paesana, Oncino, Crissolo,
Pontechianale ed in fine Colle dell'Agnello.
Sono stati mesi strani perché avevo in
mente tutt'altra impresa per questa estate che poi è naufragata
verso il pensiero di smettere di fare Ultratrail ma il tempo
rinvigorisce la motivazione e forse avevo solo bisogno di una pausa.
Credo che con l'agonismo forse 'resto in pausa' ma non di certo con le
'imprese a piedi in solitaria', che mi appassionano tantissimo.
Programmare al Gps tutto il percorso, metterlo in atto in pratica
nella più totale autosufficienza è qualcosa di unico. Nelle imprese
in solitaria si tratta di 'vera' autosufficienza perché tutto il
necessario è racchiuso in quello che si porta nello zainetto, nella
gara ultratrail non è così perché si ha sempre l'appoggio
dell'organizzazione... Un'impresa in autosufficienza è un autentica
avventura che ti porta a conoscerti fino in fondo! In realtà questa
volta però non ero veramente solo ma avevo il mio fido cagnolino che
oramai è diventato anche lui un 'ultratrailer', il piccolo Macchia
che con i suoi 15kg mi da molto filo da torcere!
Bé ma dopo questa premessa veniamo
alla descrizione di questa percorrenza che ho trovato 'epica' dato
che ho svolto quasi completamente su sterrato, a parte un cambiamento
finale dell'ultimo minuto dovuto all'arrivo della notte!
Sveglia alle 4.00 del mattino di sabato
31 agosto per partire alle 5.00 esatte dopo alcuni preparativi sul
ricontrollo zainetto... Era buio ma non freddo ad Envie, anche se
notavo già che il meteo non sarebbe stato bellissimo. Sono salito a
San Bernardo passando per Sant'Antonio e da qui come mio solito
crocevia per molte uscite, era iniziato il chilometraggio dei primi
5km per concludere poi a circa 70km complessivi. La caratteristica
dei chilometri però non è stata la difficoltà ma bensì il
grandissimo dislivello di circa 6000m come presto
spiegherò... Ho preso per il Santuario Madonna del Devesio e rifugio
Miravidi. Risalito la costa sinistra del lungo Po per arrivare a
Rocchetta, quindi ancora per i campi fino a Paesana e
all'attraversamento dello stradone ho preso per la strada che passa
dietro al vecchio cimitero. Erano già 2 ore e 45 minuti di
percorrenza per la prima pausa di 10 minuti, far mangiare il cane,
insieme ad uno spuntino per me. Si perché questa volta le provviste
dell'autosufficienza erano per due bocche, la mia e quella di
Macchia. Lui tutto dove trovavo sterrato, questa volta era almeno il
90% del percorso, lo lasciavo libero di correre avanti a me ad
annusare felice ogni cosa. Durante l'asfalto sempre rigorosamente al
guinzaglio.
Ripartiti verso Calcinere ho
approfittato della fontana nella frazione per tenere sempre piena la
borraccia per evitare di 'restare a secco'. Da lì ho imboccato una
vecchia strada che costeggia il costone sinistro del Po a partire
dalla vecchia centrale idroelettrica, proseguendo fino alla
biforcazione tra il fiume Lenta e Po. Salendo il costone che mi ha
portato fino al Santuario di Maria Assunta(del Bel Fuà), tanto
isolato quanto caratteristico. Un lunghissimo sentiero avvolto in una
fitta nebbia attraverso i boschi mi ha portato alla Borgata
Saret(Oncino), di nuovo una fontana della quale non ho voluto fare a
meno. Qui però un piccolo disguido con la dimenticanza del
guinzaglio di Macchia che ho notato dopo alcuni chilometri di corsa e
quindi il ritorno a prenderlo! Pazienza. Andando avanti ed imboccando
il sentiero di San Giacomo che collega Crissolo ho scoperto
un'insolita panchina, che per altro era indicata diverse volte a
Saret, ebbene questa si presentava con dimensioni enormi tanto che
sembrava per giganti ed aveva perfino degli scalini per salirci!
Molto bella.
Ancora nella nebbia fitta, con al polso
il mio fidato GPS, seguivo il sentiero di San Giacomo, a tratti un
po' trascurato ma comunque ben percorribile. A questo punto erano
molte le baite diroccate ma la cosa che mi è piaciuta di più è
stata un fontana con un cartello che indicava la sua acqua come
'guaritrice', dalla quale ho approfittato per berne molta visto che non
si sa mai! Arrivato a Crissolo ho incontrato la seconda persona da
quando ero partito, la prima era una signora a Seret. Si forse era il
clima di ieri che teneva la gente chiusa in casa, però questo è un
fattore che mi fa sempre da pensare dato che nelle mie uscite in
Valle Po trovo quasi sempre sentieri deserti con tutti quei bei posti
che abbiamo! Peccato, facciamo finta che sia veramente colpa del
meteo di tutto questa desolazione. Nel tratto dal Santuario del
bel Fuà fino a Crissolo ho preso pioggia forte.
A Crissolo una prima tappa in formato
'civilizzato' presso il Bar adiacente alla pista di Pattinaggio per
con un caffè, 5 minuti di caldo e poi di nuovo via salendo tra i
boschi accanto alla seggiovia. Arrivato al rifugio dell'Aquila Nera
ho approfittato di una panchina per un piccolo pasto sia per me che
per il mio fido amico quadrupede, visto che era da un po' che mi
voleva far capire di aver fame. Qualche messaggio al cellulare per
informare dov'ero e quindi ancora per altri chilometri fino alla fine
dei vecchi impianti sciistici di Ginca Pastur. A quel punto imbocco
il sentiero verso il Quintino Sella e vedo finalmente un camminatore
e al momento del saluto capisco che era francese. Quindi su per altre
centinaia di metri di dislivello fino al tanto desiderato rifugio a
circa 2600m di quota. Lì un po' di gente, tutti stranieri. Una
cioccolata calda con panna che ho letteralmente divorato, una
leccatina alla ciotola anche per Macchia e poi siamo ripartiti
'veloci come il vento', dato che il pomeriggio era ormai iniziato.
Incominciavo a percepire il peso del tempo ed avevo ancora di fronte
a me il doppio dei chilometri!
Quindi avanti verso il passo di San
Chiaffredo(2700m) e poi giù spedito per il bosco dell'Alevé.
Arrivando al fiume ho girato per la prima volta nella mia vita a
sinistra verso la Valle Varaita, dato che di solito a quel punto
prendevo la destra per salire al Vallanta e proseguire per il giro di
Viso... Questo volta no, il percorso era differente e ho seguito
volentieri quel lungo sentiero in discesa che mi avrebbe fatto
perdere moltissimo del dislivello guadagnato, facendomi 'cadere' a
1600m di quota.
Giunto a Frazione Castello di
Pontechianale era già tardi e rintoccavano le 18.30, per questo ho
abbandonato l'idea iniziale di proseguire nello sterrato a favore
dello stradone per velocizzare i tempi. Avevo stimato che sarei
salito per i chilometri che mi restavano verso le 20.00 al Colle
dell'Agnello, spedito di corsa ma in realtà ero arrivato i cima alle
20.31. A tratti pioveva forte, sempre con nebbia persistente. Un
pochino dopo. La salita da quei 1600m della diga di Frazione Castello
era di ben 1100m di dislivello per raggiungere la destinazione finale
a 2700m. Correrli tutti non è stata cosa facile, specialmente dopo
tutte le vicende precedenti.
Quando sono arrivato sù non mi ero
reso ben conto della temperatura dato che ero accaldatissimo, sentivo
però un forte vento. Poco dopo l'arrivo di mia moglie per
recuperarmi con l'automobile, ho notato il termometro dell'auto che
indicava 4 gradi centigradi! Era ormai notte.
Tutto sommato l'avventura è andata
bene, anche se ho perso molto tempo a riprendere con la telecamera e
fare foto, questo però è anche il bello di raccogliere ricordi
delle fatiche sostenute.
Nonostante fossero due mesi e mezzo che
non correvo, sono riuscito abbastanza agevolmente concludere
l'impresa. Si, forse la velocità di percorrenza non è stata
altissima ma poco male.
Credo che dopo tutti questi tredici
anni in lunghe percorrenze a piedi in stile ultratrail con la tecnica
del Monoallenamento settimanale, la capacità completare imponenti
distanze a piedi sia diventata una 'condizione acquisita' in modo
indelebile.
Come ho anticipato al principio la
componente distanza ha certamente avuto il suo peso per quei 70km
circa che sono serviti per collegare Envie al Colle Dell'Agnello
attraverso le montagne in 15 ore e 31 minuti. La cosa impegnativa era
il dislivello che mi ha portato da quei 300m di dislivello iniziale
ad una salita pressoché continua fino ai 2700m del passo di San
Chiaffredo per scendere a 1600 di Frazione Castello ed arrivare
nuovamente a 2700m del Colle dell'Agnello, tutto senza contare la
metratura iniziale dello scavalcamento del Monte Bracco.
Ora un po' di riposo e già con i
pensieri vero la prossima avventura a piedi, che non so ancora quando
arriverà o dove sarà.
Bertinetto Bartolomeo
Davide
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