mercoledì 9 novembre 2016

L'esperienza del Monoallenamento di Daniele per risolvere il fantasma dell'infortunio

Propongo qui l'esperienza di Daniele, con il metodo del Monoallenamento per la preparazione Ultratrail, grazie alla quale è riuscito a completare una lunghissima serie di competizioni rivolte alle lunghe distanze a piedi debellando l'infortunio articolare. Segue la sua descrizione:



 "Ho iniziato a correre in prima superiore: al liceo mezzofondo veloce (800 e 1500), dopo il servizio militare gare su strada per tre anni (dai 5 km alla mezza maratona), poi orienteering per una ventina d'anni (attività tranquilla, non più di 2-3 allenamenti alla settimana di 60' al massimo).
Nell'autunno 2013 mi sono dovuto fermare perché il tendine d'Achille del piede destro non reggeva più i ritmi della corsa e, dopo un anno, la cosa non migliorava ...
Il 30 agosto 2014 ero casualmente a Crissolo all'arrivo del Tour Monviso trail e rosicavo, perché un anno di sosta è lungo per uno che praticamente non si è mai dovuto fermare per infortunio. In un angolo vedo un banchetto che vende libri e butto l'occhio su un piccolo libretto dal titolo accattivante, che sembra promettere di poter fare gli ultra trail con un solo allenamento alla settimana e tre sedute di un altro sport che non sia correre.
Io, da tempo appassionato alle gare su lunghe distanze e convinto, infortunio a parte, di non avere a disposizione il tempo per allenarmi seriamente su competizioni di quel genere, mi incuriosisco, lo compro, lo leggo praticamente tutto d'un fiato e decido che ci potevo provare: un solo allenamento a settimana, per quanto lungo, ci poteva stare negli equilibri familiari, i ritmi bassi probabilmente erano compatibili con il mio tendine e, per quanto riguardava l'attività complementare, io andavo già ogni tanto in palestra a far ginnastica con mia moglie, si trattava solo di essere un po' più metodici.
Quindi comincio, praticamente da zero perché dopo un anno di sosta atleticamente ero uno straccio: ricordo ancora la prima uscita (5 km in piano ad un ritmo da lumaca) e i dolori muscolari dei giorni seguenti, mi sentivo un vecchietto sciancato ... però avevo ricominciato!
Per farla breve: sette mesi dopo, ad aprile 2015, ho concluso più che onorevolmente la Maratona Alpina di Val della Torre (42 km con 2600 m di dislivello, 35° su 93 classificati), seguita poi da altre gare via via più lunghe fino al Cro Trail 2016 (115 km con 7000 m di dislivello, 65° su 115 classificati).
La ciliegina doveva essere il Tor des Géants 2016, tra l'altro un mese prima del mio 50° compleanno: purtroppo un ruzzolone in bici mentre andavo al lavoro, dieci giorni prima della gara, mi ha costretto a partire ancora claudicante e a Perloz ho dovuto alzare bandiera bianca (dopo 157,7 km e circa 13.000 metri di dislivello).




Cosa dire del mono allenamento settimanale? Su di me funziona, mi ha permesso di scoprire una nuova filosofia delle lunghe e lunghissime distanze, il mio fisico si adegua molto bene allo sforzo prolungato grazie agli abbondanti recuperi tra una seduta di allenamento e l'altra, i ritmi bassi permettono al cervello di ragionare e gustarsi l'ambiente in cui si corre, mentre cresce una sorta di consapevolezza del proprio corpo consolidata nelle lunghe ore passate solo con me stesso.
Certo, non è tutto facile: gli schemi del libro vanno adattati alla propria situazione, bisogna capire bene come alimentarsi per non avere crolli durante gli allenamenti più lunghi, ci sono imprevisti e inconvenienti da affrontare (nel mio caso un'anomala rotazione delle ginocchia verso l'esterno che mi provocava l'infiammazione della bandelletta ileo tibiale negli impegni sopra i 50km, risolta con una soletta grazie alla competenza di un osteopata e di un podologo), bisogna riuscire ad essere costanti e tenaci negli allenamenti, destreggiandosi tra lavoro, famiglia e condizioni meteo non sempre incoraggianti. Però il sistema funziona, le gare si portano al fondo, aumenta la soddisfazione a mano a mano che si guadagna autonomia e, soprattutto, si scopre un mondo fatto di ritmi lenti, equilibrio con il proprio corpo e contatto con la natura che, senza quel libricino, non sarei riuscito ad assaporare."

Spero che le parole di questo atleta siano un punto di riflessione per altri ultratrailers che vogliono cimentarsi in modo sicuro e con soddisfazione nello sport di ultratra resistenza.

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