sabato 30 agosto 2025

Traversata dalle Alpi Marittime al Mare: da Upega a Dolceacqua - 53km di percorrenza a piedi


 

Un’altra avventura a piedi che mi ha regalato enormi soddisfazioni, vissuta sabato 30 agosto, con partenza da Upega alle ore 6:20 del mattino, direzione Dolceacqua.

In realtà, l’idea iniziale era quella di partire alle 4:00 da Limonetto e intraprendere l’escursione transalpina. Tuttavia, dopo un’analisi del meteo sul posto, proprio al momento della partenza ho deciso di optare per un nuovo punto d’inizio, nel comune successivo, a causa della pioggia presente. Arrendersi? No. Ho preferito tergiversare e cercare una soluzione alternativa. Come spiegherò, è stata una scelta vincente.

La decisione di partire da Upega è arrivata forse un po’ forzatamente, ma non posso negare di aver vissuto un’esperienza meravigliosa, che resterà indelebile nei miei ricordi.


 

Attendo una ventina di minuti l’arrivo dell’alba e ne approfitto per rilassarmi ancora un po’ in auto, complice la levataccia alle 2:00. Inizio a camminare per il piccolo centro di Upega, ma orientarsi nel buio non è facile: senza nemmeno aver cominciato, sbaglio già strada. Imbocco poi il sentiero corretto che sale nel bosco verso la vetta, tra mucche al pascolo e un cane maremmano che mi avverte, con fare deciso, che lui è il padrone del posto. Nessun problema: proseguo in forte salita.

Dopo circa due ore arrivo in prossimità del Monte Bertrand, senza raggiungerne la cima, e assisto a uno spettacolo unico: nel primo chiarore del giorno, vedo il mare illuminato dai raggi del sole. Lo osservo intensamente: anche se lontanissimo, lascia intravedere la meta… anche se mi fermerò prima.

Avanzo per chilometri lungo le creste, con l’Italia da un lato e la Valle Roya dall’altro. È davvero una sensazione singolare avere, di tanto in tanto, un piede in uno Stato e l’altro in un altro.

Cammino in salita, corricchio in discesa, scatto foto e ogni due ore mi fermo per uno spuntino al volo. Contemplo il paesaggio continuamente e incrocio qualche passante. Quando sai che la tua destinazione è a più di 50 km, ti senti libero da ogni pensiero e ti chiedi cosa troverai più avanti. L’occhio cerca dettagli lontani, ma le montagne sono così tante che è impossibile prevedere.


 

Incrocio cartelli che indicano Liguria, Imperia, Francia. Pecore, mucche, margari italiani e francesi animano il paesaggio.

Il problema più grande è l’acqua. In Liguria me l’aspettavo: l’entroterra è meraviglioso ma secco, e bisogna essere previdenti. Ho avuto la fortuna di trovare un avamposto margaro con cisterna e acqua corrente, dove ho riempito la borraccia. Poi, più nulla fino a Pigna.

Proseguo e oltrepasso Cime Missoun (2400 m), Punta Farengia (2200 m), Cime Ventose (2100 m). A Monte Tanarello la quota resta stabile, poi inizia una nuova salita verso Monte Saccarel, guadagnando circa 100 m. Il percorso continua su un saliscendi tra boschi fitti e pascoli, in un’atmosfera da sogno che difficilmente si può immaginare vivendo in città.


 

Raggiungo Testa della Nava (quasi 2000 m), poi una strada sterrata che sembra di costruzione militare. Intravedo le indicazioni per Colle della Marta, ma proseguo oltre. Da lì, aguzzo la vista e scorgo, lontanissimo e bellissimo, il Lago di Tenarda (che visiterò un giorno).

Sempre in quota attorno ai 2000 m, passo accanto a Monte Gral e alle Cime della Velette. Territori sconosciuti che esploro per la prima volta grazie alla guida del mio GPS da polso (Garmin Fenix 7 Solar). Qualche errore di percorso c’è, non per la strumentazione, ma perché la mente ogni tanto viaggia per conto suo. Qualche avanti e indietro, ma la via è sempre quella giusta.

Un lunghissimo tratto nella nebbia mi preoccupa: sembra voglia piovere. Ma forse è stato meglio così, perché con il caldo e la mancanza d’acqua sarebbe stato difficile portare a termine l’escursione.

Arrivo in territori “conosciuti” grazie a mio cugino Dario, che mi aveva accompagnato sul Monte Toraggio quando avevo circa 30 anni. Non salgo in cima, ma ne percorro il perimetro, con il sapore del “già vissuto”. La sensazione di riconoscere vagamente un luogo dopo decine di chilometri di pura esplorazione è motivante.



 

Il Monte Toraggio richiede attenzione: sentieri pietrosi e stretti, strapiombi, tratti crollati. Tutto fattibile, ma con cautela. Sono ancora presenti costruzioni pericolanti del periodo bellico: meglio non avvicinarsi.


 

Inizia una serpentina in discesa tra le rocce, poi un’ora tra i boschi. Questa parte sembra interminabile: la discesa, seppur energizzante, diventa presto faticosa. Attenzione alle storte: i bastoncini sono fondamentali.

Scorgo il Monte Provenzale (1000 m), poi ancora avanti, tra uliveti caratteristici. A terra, qualche grossa pigna. Poco dopo, senza troppi segnali, intravedo il borgo medievale di Pigna e finalmente… le fontane! Dopo tanta disidratazione, un sollievo.

Pigna è stupenda: vicoli stretti come un labirinto, porte che si affacciano su stradine in pietra, archi, un campanile che emerge tra le case. Persone che si conoscono tra loro, negozietti nei vicoli bui. Mi perdo tra le vie e chiedo indicazioni per raggiungere la strada verso Dolceacqua. Avevo pianificato di oltrepassare il fiume Nervia per godere della periferia, ma il destino mi ha portato subito sulla strada.

Riprendo a camminare: scelgo un sentiero in salita tra gli uliveti, che allunga il tempo ma non la distanza. Ne è valsa la pena: ho evitato la trafficata provinciale e ho continuato a camminare immerso nella natura.


 

Arrivo a Isolabona, anch’esso caratteristico, con tracce di architettura medievale. Ancora tre chilometri lungo Via Roma, poi intravedo il traffico all’ingresso di Dolceacqua. Impressionante la densità di persone. Altri 500 metri e arrivo all’antico ponte dei Doria, immortalato da Monet, e al sovrastante castello. Uno spettacolo da sogno che conclude la mia traversata delle Alpi Marittime.

Partito da Upega, nel cuore della Valle Briga Alta, ai piedi del Marguareis, ho attraversato sentieri scorrevoli e impervi, sfiorando i 2400 m di quota diverse volte, fino a pochi passi dal mare ligure. In 13 ore e 18 minuti, ho percorso 53 km, con un dislivello positivo di 2090 m e negativo di 3320 m.


 

Questa avventura mi ha dato una carica motivazionale per un progetto parallelo che sta prendendo forma... Ringrazio mio cugino Dario Daniele, viaggiatore straordinario e autore di splendidi libri, una persona su cui si può contare. Mi ha accolto a Dolceacqua con alcuni amici. Senza alcuna pausa, abbiamo proseguito la serata in pizzeria, come se i chilometri non fossero mai esistiti.

Poi un altro amico, artigiano del legno e autore di viaggi in formato fotografico 3D, ha condiviso le sue storie. La notte a Sanremo, ospite di mio cugino, e infine il treno verso casa. Il giorno successivo, il lungo viaggio in auto per recuperare la mia macchina lasciata a Upega. Così si è conclusa definitivamente questa mia epica avventura.

 


 Link percorso GPS:

 https://www.komoot.com/it-it/tour/2542191188

 

Video Live dell'impresa:


 

 

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giovedì 21 agosto 2025

Da Entracque al Colle dell'Arpione e ritorno – 28km con la Tecnica del Monoallenamento

 


Un nuovo tratto è stato completato: questa volta da Entracque fino al Colle dell'Arpione, al confine tra la Valle Stura e la Valle Gesso.

Come nelle altre occasioni, ho parcheggiato nel paese principale della vallata per incamminarmi verso lo spartiacque, in direzione della Valle Stura.

In questa giornata infrasettimanale di giovedì 21 agosto 2025, sicuramente più tranquilla rispetto ai weekend, ho colto l’occasione ideale per esplorare il percorso senza essere disturbato troppo da altri escursionisti.




 

Partendo da Entracque, si imbocca subito la bella ciclabile che prosegue oltre il campeggio, arrivando qualche centinaio di metri più avanti rispetto ai tornanti sottostanti. Si prosegue ancora brevemente, poi si svolta a sinistra verso Tetti Serafino, in piena direzione "fondo valle". Si oltrepassa un bel pilone votivo affrescato negli anni Novanta, utile come riferimento per non sbagliare strada.

Si avanza nel verde lungo una stretta strada asfaltata, abbastanza pianeggiante, con solo lievi dislivelli fino a Tetti Arpeta. Attenzione però: qui non bisogna proseguire verso la borgata, ma svoltare nuovamente a sinistra imboccando il sentiero per circa 600 metri.

 

 

Raggiunto il fiume Stura, lo si attraversa tramite un ponte tibetano discretamente lungo, fatto di funi d’acciaio e legno. È abbastanza traballante, ma sicuro. Il paesaggio è suggestivo, con l’acqua che scorre circa 10 metri più sotto.

Il sentiero continua, ma a un certo punto impone l’attraversamento di una strada asfaltata, solo per un breve tratto, prima di rientrare nel bosco con una salita ancora dolce.

Straordinaria la borgata di Desertetto, con la sua bellissima chiesa all’ingresso: San Bernardo, che presenta un affresco davvero curioso, raffigurante proprio la vista che si ha entrando in borgata.



 

Dopo Tetti Luiset la salita cambia, diventando progressivamente più impegnativa. In questa zona c’è una fontana (una delle tante) e si prosegue verso Tetto Soprano del Blua, lungo una bella strada carreggiabile. Si avanza su un rettilineo pressoché perfetto, costeggiando Tetti Fre senza però entrarvi.

Da questo punto inizia una salita decisa lungo una strada ancora carreggiabile e rettilinea. Il bosco è abbastanza fitto e si raggiungono rapidamente i 1500 metri di quota. Mancano ancora oltre 200 metri di dislivello.

La cima si raggiunge poco prima del quindicesimo chilometro, a quota 1745 metri, al Colle dell'Arpione. È un punto panoramico molto bello, da cui si vedono chiaramente sia la Valle Stura (in lontananza) sia la Valle Gesso, più vicina e accessibile allo sguardo.


 

La cima è stata l’occasione per gustare uno spuntino, dopo una salita durata circa tre ore e trenta minuti.

La discesa, come sempre, è stata più rapida: sei ore e diciannove minuti complessivi, fino al ritorno all’auto parcheggiata a Entracque. Una lunga discesa di circa 14 km.

Ci sono stati alcuni errori di percorso all’andata, ma nulla di grave. Qualche goccia di pioggia tra i boschi al ritorno, ma grazie agli alberi non mi sono bagnato affatto. Si sentivano forti tuoni in lontananza, che in montagna mettono sempre un po’ di timore, ma fortunatamente non c’è stato alcun temporale.



 

La prossima volta sarà nuovamente Entracque, ma in direzione Limonetto...

Anche questa uscita è stata realizzata grazie alla tecnica del Monoallenamento Settimanale

Mappa GPS di Komoot:

https://www.komoot.com/it-it/tour/2514754270/zoom 

 

Video LIVE Youtube:


 

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lunedì 11 agosto 2025

Vinadio – Colle dell'Arpione, spartiacque tra valle Stura e Gesso. Poi ritorno - 33,5 km.

 


Sono partito da Vinadio lunedì 11 agosto 2025, abbastanza tardi perché ero stato coinvolto ogni notte in questo periodo per un evento di astronomia presso il Castellodella Manta che non mi aveva permesso di coricarmi mai prima delle 2.00. Quindi, per le ore necessarie di sonno, sono partito tardi da casa (Envie) e ho raggiunto Vinadio solo dopo le 10:30. Voglio ricordare che sia a Demonte che ad Aisone le code in auto erano state interminabili, portando il viaggio a oltre due ore di macchina! Cosa molto smorzante dal lato motivazionale sportivo.



Sono sceso verso il Forte Militare basso, verso lo Stura e l'avventura a piedi è iniziata!


È incredibile quanto sia chilometricamente imponente una vallata come quella del fiume Stura! Ci sono voluti davvero diversi passaggi per uscirne e raggiungere lo spartiacque con la Valle Gesso, descritto in questa avventura a piedi!


 


Ricordo ancora quando mi ero addentrato in quel canalone di questa valle, che in fin dei conti prima d'ora non avevo mai frequentato perché parecchio distante dalla Valle Po ma che comunque mi aveva sempre incuriosito dalle parole sentite da conoscenti... Dal rifugio della Gardetta per scendere a Sambuco e quindi affiancare il fiume e raggiungere così Vinadio, poi ancora avanti in direzione Demonte per alcuni chilometri, si arriva al borgo di Perdioni e poco sopra si incrocia la località Signora. Qui inizia una salita costante, prima morbida ma poi gradualmente sempre più ripida. Portandomi in breve tempo su per 700 m di dislivello.




Salendo mi sono imbattuto nel bel Rifugio di Olmo Bianco, in un luogo tranquillo ed in mezzo ai pascoli. Come d'abitudine mi sono fermato per il solito caffè di rito, che caratterizza sempre le mie avventure a piedi! Relax che non guasta mai.


Il tragitto anche nell'area prima della salita è piacevole, molto variato e si può trovare una bella zona bar di cui non mi sono servito, nei pressi del Comune di Aisone. Mentre la salita quando si manifesta a pieno è sviluppata interamente nel bosco, a parte la zona del Rifugio Olmo, dove si apre una zona di prato. Qui inizia nuovamente la strada sterrata, abbandonando il sentiero precedente.



È stato interessante osservare la zona boschiva della salita, costellata di muretti a secco fatti non delle solite pietre piatte (diffuse in Valle Po e Varaita o Maira) ma di grossi ciottoli tondeggianti e muschiosi, forse di fiume. Parevano abbandonati da moltissimo tempo! Oltre ai muretti, si vedevano ruderi di costruzioni antiche.



Ho continuato a salire per un chilometro circa fino al bosco, che all'improvviso termina e lascia spazio allo spartiacque di Colle dell'Arpione. Qui la vista verso la valle Gesso è splendida, si vede bene la 'serpentina' del sentiero che scende alcune centinaia di metri più in basso tra i pascoli... È stato il momento di un veloce spuntino e qualche foto per immortalare quell'altezza di 1745 m. In lontananza, la visuale in direzione Entracque è magnifica!



Complessivamente, tra andata e ritorno sono stati 33,5 km per un dislivello complessivo di 2600m con un tempo di 7 ore e 21 minuti ma che ho considerato molto poco perché l'attenzione era caduta su foto, video e osservazione dello stupendo paesaggio, oltre a qualche spuntino in tranquillità! Una bella uscita che farà parte di un progetto più grande che pian piano sto costruendo...


 

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mercoledì 6 agosto 2025

Travel Trail, Monti corsi sopra Furiani(Bastia) - 23km

 


 

Qui in Corsica, quest’anno(oggi 06-08-2025) ho puntato su sport diversificati tra bicicletta da corsa(Barcaggio e Saint Florent) e uscite trail. Quindi, nonostante tutto, non ho voluto rinunciare a intraprendere un Travel Trail (mini, aggiungerei) di soli 23 km…

Da Biguglia sono andato a zonzo, sfruttando ancora una volta la tecnica del Monoallenamento Settimanale, che da anni regola ogni mia uscita. Ho attraversato i colli dietro al mio campeggio, salendo fino a una buona quota sul livello del mare… Volevo in realtà raggiungere una delle cime qui dietro, sopra Bastia, ma un errore nella formulazione del percorso al computer mi ha condotto verso una strada bloccata: il passaggio attraversava una proprietà privata. Ho provato a circumnavigarla, ma la macchia mediterranea è davvero fitta, ricca di rovi e piante pungenti! I graffi sono stati numerosi, soprattutto su braccia e fronte…


 

Alla fine, ho dovuto desistere. Ho tentato di scavalcare la recinzione e passare all’interno, ma il mio senso di 'onestà' ha prevalso. Così sono ritornato sui miei passi per trovare una nuova soluzione… Mi sono orientato verso un passaggio 'avventuroso', tra i massi di un rigagnolo d’acqua, sperando di trovare un’apertura nella vegetazione, ma niente da fare. Dopo 200 metri sono rimasto bloccato. A questo punto Cima Orcaio, che avevo in programma, è persa!

Ritorno sui miei passi e mi godo comunque il panorama, su un sentiero impervio. Scendo nuovamente verso Furiani, un comune bellissimo, seppur piccolo, sulle colline dietro Bastia… Miracolosamente, in questo luogo trovo diverse fontane, che nei miei giri in bici precedenti non avevo mai notato! Decisamente un punto a favore.


 

Il fatto di aver girato molto senza meta, dato che, prima di trovare la suddetta proprietà privata, avevo già tentato un’altra strada poi abbandonata perché, osservando la zona da lontano, intuivo potenziali problemi, mi ha fatto riflettere. Così è stato!

Il bello è che avevo già in mente il percorso corretto, ma l’idea di un itinerario più panoramico mi ha portato fuori strada.


 

Questa avventura Travel Trail si è comunque rivelata utile: quando visiti luoghi inesplorati esiste sempre la concreta possibilità di imprevisti che possono emergere inaspettatamente!

Complessivamente, per questa avventura a piedi ho percorso circa 23 km in poco più di 5 ore, con un dislivello complessivo di 1280 metri, a un passo dal mare corso!


Segue traccia GPS di Komoot:

 

 

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lunedì 4 agosto 2025

Happy-Bike, da Bastia(Biguglia) a Saint Florent e ritorno in bicicletta - 55km e D+ 1200m

 


 

Bene, oggi 04-08-2025 ho completato il secondo ed ultimo dei due obiettivi che mi ero prefissato per questa estate 2025 in Corsica: raggiungere Saint Florent in bicicletta.

Il campeggio in cui mi trovo è a Biguglia, nei pressi di Bastia. Da qui, per raggiungere Saint Florent, è necessario attraversare circa 4 chilometri di riserva naturale fino alla base dei colli del 'dito corso'. Si tratta di superare lo spartiacque che divide il lato orientale dell’inizio del dito da quello occidentale. L’altitudine non è elevata, circa 600 metri di dislivello positivo ma la vera difficoltà è rappresentata dalla ripidità improvvisa del versante di Bastia.


 

Appena il tempo di scaldarsi con 5 o 6 chilometri di pianura, la strada comincia a salire in modo repentino e deciso, conducendomi verso il valico. Ho dovuto fare qualche sosta lungo il tragitto in salita, ma nulla è andato sprecato: ho approfittato di quei momenti per scattare fotografie e idratarmi, soprattutto bere, visti i 35 gradi battenti!

Poco prima di raggiungere la cima si trova un monumento dedicato alla Seconda Guerra Mondiale (che ho fotografato), e, poco più avanti, un utilissimo chiosco su ruote, molto frequentato e completo di tavolini. Mi ci sono fermato al ritorno, ma non all’andata.


 

Una volta superato il colle, il paesaggio cambia radicalmente. La discesa è continua per una ventina di chilometri. Il versante occidentale è più lungo e dolce rispetto a quello orientale, che si presenta invece piuttosto 'aggressivo', pur essendo ben asfaltato e ampio. La discesa verso Saint Florent è spettacolare: si attraversano piccoli comuni e si pedala lungo il mare per due piacevoli chilometri in pianura.

Il mare è di un azzurro intenso e le spiagge sono vicinissime alla strada. Curiosamente, in questo tratto non c’è molta folla. Arrivati al centro cittadino, invece, si percepisce una vivacità incredibile: gente ovunque, il porto immenso e pieno di piccole imbarcazioni. Sembra quasi che il confine tra l’area portuale e il centro del paese si dissolva.



 

Mi sono diretto con la bicicletta fino a un molo tra le barche per il mio spuntino rigenerativo. Poi ho preso un caffè in un bar lì vicino (qui lo chiamano “espresso” e, come sempre, lo ordino macchiato e a quanto pare mi capiscono anche se in Francia). Dopo qualche minuto seduto al tavolo… si riparte.

Al ritorno ho riattraversato gli stessi luoghi visti all’andata. All’inizio ho utilizzato un rapporto intermedio sul cambio Shimano, poi, nella salita più impegnativa, sono passato al rapporto più leggero disponibile: una scelta che mi ha permesso di risparmiare parecchie energie.

La salita del rientro è percepibile ma decisamente più scorrevole rispetto a quella affrontata in partenza dal lato di Bastia. I venti chilometri scarsi si completano bene. Mi sono fermato al chiosco per una pausa all’ombra, il sole era proprio cocente sul casco da bici! Ho preso una bibita per poter usufruire del posto e poco dopo ero già lanciato nella ripida discesa finale.


 

Qui i freni devono essere davvero efficienti. La mia bici da corsa, pur essendo ottima, ha più di vent’anni ed è ancora dotata dei vecchi pattini in gomma: niente dischi metallici. Funzionano ancora benissimo, anche se bisogna schiacciare con decisione, modulando il freno posteriore con quello anteriore. A me piace così!

Una bella sorpresa: in Francia le auto superano le biciclette con molta prudenza. Anche quando si è al bordo della strada, gli automobilisti si accodano, aspettano pazientemente e poi sorpassano lentamente. In Italia, invece… beh, lasciamo perdere.

Il ritorno è stato rapido, eccezion fatta per la pausa al chiosco. Sono passato per la trafficata Bastia, poi di nuovo Biguglia, fino all’arrivo finale al campeggio.


 

Se devo scegliere, preferisco la pianura, ma non disdegno le salite. Tuttavia, queste non rilassano affatto, anzi: fino a quando non si raggiunge la cima, lo stress è alto. Ma una volta superate, la soddisfazione è enorme, e vale la pena scriverlo.

Dati dell’uscita: distanza: 55 km, dislivello positivo: circa 1.200 m, tempo totale: 4 ore e 26 minuti, compagni di strada: pochi ciclisti, forse scoraggiati dalla salita, ma qualcuno l’ho incrociato.  

In definitiva, una bellissima esperienza ciclistica, sicuramente da ricordare!


 Itinerario GPS Komoot:

https://www.komoot.com/it-it/tour/2462269403 

 

Happy-Bike farà parte di un libro dedicato alla bicicletta che prende spunto dalla tecnica del Monoallenamento Settimanale per le lunghe percorrenze a piedi: http://www.bertinettobartolomeodavide.it/ultratrail/index.html

 

 


giovedì 31 luglio 2025

Happy-Bike, 130km tra Bastia(Biguglia) e Barcaggio poi ritorno

 

Oggi che è il 31 luglio 2025, completo questa uscita in bici in stile 'Happy-Bike', nel senso che la velocità è l'ultima cosa che mi interessa e do la priorità a tutto il resto, partendo dal paesaggio...

La meta è Barcaggio qui in Corsica, partendo dal Camping San Damiano a 9km da Bastia. Parto tardi per un problema con la mia cagnolina Lola ma poi risolto, per fortuna.


Quindi alle 10.00 salgo in sella alla mia bicicletta da corsa, per intraprendere questa avventura pensata la sera prima. Dopotutto se una cosa puoi immaginarla, puoi anche farla e così senza troppi 'giri di insicurezza' mi butto alla scoperta di questo tragitto di circa 130km fra andata e ritorno. Una veloce costruzione del percorso GPS al computer, poi caricato nel Fenix 7 Garmin per avere una traccia da seguire. Non sono però stato troppo fedele al tragitto, visto che verso la fine sarei dovuto passare in un lungo tratto sterrato, impossibile per i copertoni del mio velocipede da strada!


Il problema più grosso è stato quello di oltrepassare Bastia, visto l'intensissimo traffico. Fortunatamente dopo una zona caotica di 7km, entrando nel pieno della città è iniziata una comoda ciclabile per tre chilometri abbondanti! Peccato non sia presente verso la Riserva Naturale di Biguglia, che è praticamente la zona periferica di Bastia. Magari un giorno...


Ad un certo punto inizia la lunga strada costiera che si sviluppa per diverse decine di chilometri, pressoché pianeggiante con alternanza di tratti di falsopiano sia in discesa che in salita, caratteristica che disturba molto una pedalata costante!

Andando verso Pietrabugno inizia un intercalarsi di scogli, spiegge e piccoli borghi a ridosso del mare. Da non trascurare anche le numerose opere storiche che denotano un passato ricco. Curiose le numerose torri costiere!


Veri gioielli San Martino e Santa Maria di Lota, piccole realtà che comunque attirano un buon turismo per zone decisamente meno mondane e più rivolte alla tranquillità ed al relax.

Alcuni chilometri più avanti si giunge ad Erbalunga, un comune più 'maestoso' rispetto ai precedenti. Poi un lungo tratto 'vuoto' di pura strada tortuosa e discretamente tranquilla visto che l'ultimo Comune denso di attività è Sisco con il suo porto ben sviluppato e lunghe spiagge a ridosso della passeggiata del paese.

Le zone abitate via via sono sempre più diradate, per abbracciare ancora Marine del Porticciolo, sopo altri chilometri di pura strada. Ancora Santa Severa e Marina di Maria più avanti. Macinaggio è il vero traguardo 'limite' per restare sulla costa, dato che poi si è obbligati a volgere il tragitto verso l'entroterra, dato che da qui le strade costiere iniziano ad essere frammentarie, alla stregua di mulattiere e sentieri adatti alle uscite a piedi o a Mountaing-Bike. Con la bicicletta da corsa in mio possesso l'asfalto è dobbiglio, pena la certa foratura di copertone e camera d'aria!

La strada dell'entroterra non è così immediata e richiede una buona gamba vista la salita costante fino ad Ersa! Dopo si scende a Granacciolo, su una srada a carreggiata singola ma comunque ben asfaltata. E' dovere scrivere di moderare la velocità nonostante la discesa, vista la presenza di tornanti e alcuni(pochi) autoveicoli che si posso incrociare in senso contrario. Si continua 7-8km verso il traguardo finale fissato per oggi, ovvero Barcaggio. Ultimo Comune del Dito Corso, il posto più a nord che si possa trovare! Zona isolata ma con caratteristici localini dove è possibile mangiare, con una piccola spiaggia adiacente ad un porticciolo di piccole imbarcazioni con acqua cristallina. Di fronte vediamo la piccola isola della Giraglia con la sua cappelletta ben visibile, parte di un parco naturale. A fianco solo il Comune di Tollare che non ho visitato.

Quindi il ritorno. L'evidenza che appare prepotente in questo viaggio in bicicletta alla scoperta della Corsica è il traffico automobilistico che via via che ci si avvicina alla cima nord del Dito Corso, va a diminuore per essere quasi completamente assente anche per alcuni minuti, prima di incrociare la prossima automobile! Decisamente un punto a favore per chi cerca zone tranquille...

Complessivamente questo tour in bici in sitle Happy-Bike(libro in corso da un anno ma prima o poi lo finirò!) è durato poco meno di otto ore, pause comprese, su una distanza di poco superiore ai 130km. Segue per maggior precisione il percorso GPS su Komoot: https://www.komoot.it/tour/2452239219?ref=aso

Ricordo che le mie uscite riprendono lo stile delle uscite a piedi in stile UltraTrail preparate con la tecnica del Monoallenamento Settimanale, segue libro: http://www.bertinettobartolomeodavide.it/ultratrail/index.html



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