Oramai ho ripreso a pieno
titolo gli allenamenti, che erano da troppo tempo irregolari ed
infrequenti. Non ho ancora raggiunto i miei massimi risultati di un
tempo ma posso ritenermi soddisfatto e confido che tra qualche tempo
potrò tornare a pieno regime. L'avventura che sto per descrivere è
solo un anticipo per la mia nuova stagione agonistica che forse
prenderà il via già in questo 2019.
E' sempre bello osservare
questo reticolato di strade, che pian piano risalendo i colli si
trasformano in sentieri a volte invisibili. Poi continuando per
questa fitta ragnatela globalmente collegata si scavalcano i
valloni. Durante lunghe discese i sentieri tornano ad ingrandirsi in strade, prima sterrate e poi asfaltate, con infiniti snodi
si oltrepassano a piedi enormi barriere chilometriche.
Ma veniamo al dunque. Sono
arrivate le 4.20 e la sveglia ha iniziato a suonare, gran farica ad
alzarsi e passano alcuni altri minuti, poi tutti i preparativi del
caso con zaino, indumenti, cibo, liquidi, tecnologia gps... quindi
alle 5.35 ero nel buio delle stradine enviesi per iniziare questa
bella e come racconterò per alcuni versi particolare avventura a
piedi.
Con il mio fido cagnolino
saliamo la collina di Envie fino a raggiungere San Bernardo di
Montebracco, ancora nell'oscurità boschiva. Macchia mi sta vicino
quando è notte, pian piano arriva l'alba e così vedo che sparisce
ai primi raggi di luce per poi ritornare ai miei piedi. Quando
raggiungo Motetto di Rifreddo è ormai chiaro e si notano anche ampi
nuvoloni che non promettono nulla di meteorologicamente buono. Non
importa si prosegue tra corsa e camminata spedita. Ogni ora mangio
qualcosa(un microspuntino) e ogni trenta minuti sorseggio un po'
d'acqua(tre sorsi mai di più). Ho imparato a mie spese in passato
cosa significa restare per ore in mezzo al niente con la borraccia
secca, non per niente quando sono in alta quota e le fontane
spariscono, mi servo sempre dei limpidi ruscelli naturali per bere.
Ancora, passo dopo passo arrivo a Rocchetta, poi Paesana dove
incontro le prime difficoltà sul sentiero. Infatti costeggiando il
fiume Po nei pressi di Calcinere, dopo Erasca, trovo un sentiero che
negli anni è diventato sempre più 'chiuso' dalla vegetazione e
quest'anno è totalmente impraticabile costringendo me ed il cane ad
un cambio di direzione che mi ha portato via molto tempo. Poi sempre
nel tratto paesanese altri intoppi legati alla cattiva pulizia dei
sentieri. Mi chiedo se queste aree di transito escursionistico tra
qualche anno esisteranno ancora? E' mi chiedo anche se un trekker
forestiero, armato di cartina(visto che sono cartograficamente
presenti) si ritrovi bloccato tra i rovi presenti come possa sentirsi
e che parere possa costruirsi nei confronti della bella Valle Po?
Senza divagare ritorno
alla mia avventura a piedi tra Envie, Francia e Bobbio Pellice.
Superati questi ostacoli 'paesaggistici' sono arrivato nei pressi di
Oncino dove invece è tutto ben curato, quindi, Saret alla grande
Panchina. In quel punto ho incontrato due amici Liguri appassionati
di Ultratrail con i quali è stato bello fare due parole. Quindi
Crissolo per un caffè veloce e una telefonata a casa. Sono ripartito
alla volta del Pian della Regina e poi Pian del Re, con una pausa
cibo sia per me che per Macchia. Oramai in piene ore pomeridiane
avanzo per la salita di quasi 900 metri di dislivello che mi porterà
al tunnel del Buco di Viso. Passo in Francia e quindi inizio a
perdere quota per poi risalire fino alla vetta del colle
Sielliere(2851m), sullo spartiacque tra Francia ed Italia. Una breve
panoramica, con il bel Monviso che si vede da un angolazione insolita
e quindi discesa tra le nubi presenti verso la Valle Pellice. I passi
vanno veloci per la paura di restare al buio(pila frontale scarica)
in quelle zone deserte. Una tappa al rifugio con la speranza di
trovare un punto Wifi per aggiornare casa sulla situazione di
percorrenza ma niente, internet come mi aspettavo del resto, in
montagna proprio non esiste. Quindi anche lì due parole, qualche
informazione sulla distanza che mi separa da Bobbio Pellice e quindi
scendo veloce col cane al mio fianco. Raggiungo i resti di un vecchio
aeroplano precipitato nel 1957, una foto e vado ancora avanti.
Raggiungo Villanova e oramai la notte inizia a prendere il
sopravvento. I sentieri sono però diventati strada sterrata
carreggiabile ma abitazioni se ne vedono poche, una ogni diversi
chilometri, alcune di margari ed altre vuote. Come ho già accennato,
non posso usare la torcia frontale perché purtroppo sono partito di
casa senza accorgermi che fosse scarica! Un gran problema. Torna il
bosco e imbocco un sentiero che mi toglie alcuni chilometri, come da
tracciato gps. Buio completo con forti cascate nascoste dall'oscurità
del fiume Pellice. Un ambiente inquietante, però bello. Tanto rumore d'acqua. Macchia vedo
che ha paura e non mi molla. Inizio ad usare la torcia del
telefonino, che ho tenuto volontariamente in modalità 'aero' per
l'emergenza di affrontare una situazione del genere e risparmiare batteria. Usare una pila
'a mano' non è molto comodo tenendo conto che avevo anche i
bastoncini da sorreggere. Nessuno sbaglio di strada per fortuna e
continuo per l'interminabile discesa ben 2000m metri di dislivello
per strade tortuose e buie, verso Bobbio Pellice. Anche se avevo già
quasi 50km nelle gambe del tragitto precedente, quando sei in
situazione di 'allarme' la stanchezza passa. Supero la zona Pra e
chiedo qualche informazione alle pochissime persone che incontro ma
sono stranieri e non mi capiscono. La strada diventa asfaltata e a
quel punto il cellulare inizia a funzionare e avverto tutti quelli
che mi hanno cercato senza risposta da parte mia. Quindi corro per
non so quanti chilometri sempre al buio tra varie piccolissime
borgate, qualche lampione ogni tanto ma per lo più sempre buio. Ho
incrociato un paio di macchine ma fortunatamente ho l'abitudine di
tenere il cane al guinzaglio quando sono su asfalto. Per cui nessun
pericolo ma accompagnare Macchia con le mani già così tanto
impegnate, con torcia e bastoncini, mentre si corre non è cosa
facile.
Verso le 22.00 vedo in
lontananza finalmente un chiarore diffuso e sento di non avere più
molta distanza dalla meta. Nel frattempo mia moglie mi scrive via
messaggio che è arrivata ad aspettarmi. Tengo duro ancora un paio di
chilometri, quindi dopo oltre 62km(considerando gli sbagli di strada)
in 16 ore e 40 minuti concludo questa lunga e 'spericolata'
percorrenza con un fortissimo dislivello positivo(4481m) quasi totalmente su
sentiero, sovente disconnesso...
Come ho già anticipato in principio, con questa percorrenza
concludo una fase di allenamento che mi ha portato a ripristinare la
mia condizione di ultratrailer, in vista di nuove gare. Continuo ad
allenarmi con la mia tecnica del Monoallenamento settimanale, con in
progetto altre lunghe percorrenze a piedi da completare!
Segue il dettaglio dei link di riferimento riguardo ai
miei articoli ultratrail e trail:
Nessun commento:
Posta un commento