sabato 8 novembre 2025

Anello di 11,5km Caseldelfino - Rifugio Bagnour - Castello, per affinamento tratto Via dei Contrabbandieri

 

 

Questa mattina(Sabato 8 novembre 2025), considerati gli impegni serali legati all’astronomia(https://www.facebook.com/groups/192804784476834/permalink/2265958140494811/)Serata Castello della Manta e il desiderio di assaporare comunque un po’ di montagna, con l’intento di affinare alcuni dettagli relativi alla Via dei Contrabbandieri(https://www.facebook.com/photo?fbid=1229787869172358&set=a.448475793970240), ho deciso di intraprendere un’escursione mattutina tra Casteldelfino, il Rifugio Bagnour e Castello.


 

 Partito alle 8.00 da Casteldelfino, dopo un buon caffè al bar del paese, ho parcheggiato nei pressi della Chiesa all’ingresso, in piazza Valentino. Un breve tratto nel Budello e poi su, in salita verso Borgata Bertines, dove ci si addentra nel Parco Regionale del Monviso. Poco più a destra, ma fuori dal percorso principale, si trova Borgata Alboin, dove è presente una fontana.

 

Si incontrano alcuni bivi, ma è importante mantenere la direzione verso il Lac Bognour. Si prosegue dritti lungo una salita pressoché costante fino a Grange Pralambert Sottane e Soprane. Da qui non manca molto per raggiungere il Lago Secco, a quota 1894 m.





 

Questo lago è particolarmente interessante perché non è alimentato da un torrente, ma da residui di neve che si accumulano durante l’inverno. Tuttavia, la sua esistenza potrebbe essere a rischio, vista la progressiva diminuzione delle nevicate negli ultimi trent’anni. Non a caso, si possono osservare i vecchi livelli dell’acqua sulle rocce, via via in calo, che oggi rendono il lago poco più di una pozza. Le speranze di sopravvivenza per il piccolo crostaceo presente, risalente all’era glaciale, sono quindi remote: ormai sopravvive unicamente qui, sul nostro pianeta.



 

 Piccola parentesi: Il “gamberetto” del Lago Secco

Di seguito alcune informazioni disponibili online, riguardanti questa forma di vita che meriterebbe senz’altro maggiore attenzione:

Il piccolo crostaceo presente nel Lago Secco, presso il Rifugio Bagnour, è un Branchiopode, probabilmente un Chirocefalo del Marchesoni (Chirocephalus marchesonii), o una specie affine, endemica o rara.

Non si tratta di un vero gambero, ma di un piccolo crostaceo planctonico appartenente all’ordine dei Branchiopodi, un gruppo primitivo di crostacei d’acqua dolce.

Questi animali sono spesso chiamati “gamberetti delle pozze temporanee” o “fairy shrimps” in inglese.

Il Lago Secco, come il vicino Lago Bagnour, è un piccolo specchio d’acqua alpino che si trasforma in torbiera e può prosciugarsi in estate. In queste condizioni estreme sopravvivono solo organismi altamente specializzati.

I Branchiopodi come il Chirocephalus sono adattati a vivere in ambienti effimeri, come pozze temporanee o laghi stagionali. Le loro uova resistono alla siccità e si schiudono solo quando le condizioni tornano favorevoli.

Si nutrono di plancton, detriti organici e microalghe, contribuendo al ciclo della materia nei piccoli ecosistemi acquatici.

Alcune specie di Chirocephalus sono endemiche di singole valli alpine o addirittura di un solo lago, rendendole estremamente preziose per la biodiversità.

La presenza di questo crostaceo nel Lago Secco è un indicatore ecologico importante, segnalando un habitat ancora integro e poco disturbato.

Secondo fonti locali, questo crostaceo sarebbe esclusivo della zona, ma non è chiaro se si tratti di una specie già descritta o di una popolazione relitta da studiare meglio.

Proseguendo con ancora un po’ di dislivello, si raggiunge uno spazio aperto dove è possibile localizzare il Lac Bagnour e il relativo Rifugio, a quota 2025 m. Una breve pausa con uno spuntino, composto dalle poche cose presenti nel fidato zaino, ma in montagna sempre buone anche se semplici! In quel momento il Rifugio era chiuso, come previsto per la stagione. Dopo l’arrivo di altri escursionisti, è stato per me il momento di lasciare la zona e proseguire il cammino: erano circa le 12.00, o poco prima.



 

Durante la discesa avevo in mente un percorso leggermente diverso, che avrebbe dovuto intercettare la strada verso Castello proveniente dal Rifugio Vallanta. Qualcosa però è andato storto tra i vari bivi, in un momento in cui non ho tenuto nota delle indicazioni provenienti dal mio orologio GPS.

 




 

Poco male: la discesa è stata ancor più piacevole, tra belvederi e l’incrocio diretto con i Rifugi Grongios (mai visto prima), e poi con l’Alevè (oggi chiuso). Si lascia alle spalle la poderosa diga di Castello, che nel tratto di discesa nel bosco si intravede maestosa.

Si attraversa lo stradone e si arriva a costeggiare il torrente Varaita per tutto il tratto restante verso Casteldelfino. Alcuni tavoli da picnic, panchine e ponticelli rendono gradevole il transito del camminatore. Seguendo sempre il corso del fiume non si può sbagliare: l’arrivo a Casteldelfino è scontato! Il fiume, in questo tratto, presenta numerosi “tumpi” dove, d’estate, è senz’altro piacevole immergersi per un bagno rinfrescante.




 

Alcune centinaia di metri prima di Casteldelfino si incrociano i tornanti dello stradone. Qui si prosegue attraversando, per dirigersi in paese. Per me, nuova tappa al bar per il caffè di rito, e poi in auto per il ritorno.

 


 

Il totale della percorrenza è stato di circa 11 km, per un tragitto durato circa 5 ore e 30 minuti.

Percorso GPS di WikiLOC:

https://loc.wiki/t/239529352?wa=sc

 

Segue il dettaglio dei link di riferimento riguardo ai miei articoli ultratrail e trail:

Lunghissime distanze | Percorsi | Gare | Imprese | TRAVEL TRAIL | Pubblicazioni | link utili | Strategia d'allenamento Libro UltraTrail 

 


 



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